Dal bozzolo al filato, come nasce la seta

Per molti secoli, la bachicoltura in particolare e la sericoltura in generale rimasero prerogativa della Cina e degli imperatori, come già visto nell’articolo sulla storia della seta. Il baco e il procedimento per produrre la seta arrivarono in Sicilia nel XIII secolo e da qui si diffusero prima in Italia e poi nel resto d’Europa. Ma come fa un baco a diventare seta? Come può una larva di farfalla produrre un filamento così prezioso e pregiato?

Le fasi principali della sericoltura
La sericoltura non è un solo un processo composto da singole fasi e operazioni, è una vera e propria arte che si è tramandata e perfezionata nei secoli, ma che mantiene le sue pratiche originarie, sebbene oggi siano razionalizzate e specializzate. Le quattro fasi principali in cui si può riassumere la sericoltura sono: la gelsicoltura, la bachicoltura, la trattura e la torcitura. Senza questi passaggi non si può ottenere un filo di seta.

Prima fase: la coltivazione dei gelsi
Alla base del processo di della seta, c’è la gelsicoltura ovvero la coltivazione dei gelsi strettamente legata e collegata all’allevamento dei bachi da seta. Il gelso è una pianta originaria della Cina, le cui foglie sono indispensabili per nutrire le larve del baco da seta. Una curiosità numerica: se una coltivazione di gelsi può produrre circa 2000-3000 kg di foglie in un anno, un baco da seta mangia circa 20-30 grammi di foglie di gelso nell’arco della sua vita.

Seconda fase: l’allevamento dei bachi da seta
Il baco da seta è la larva del Bombyx mori, una specie di farfalla che si nutre di foglie di gelso (morus in latino significa proprio “gelso”). Quando le uova si schiudono, i bachi misurano circa 2 millimetri, ma nel giro di sei settimane, nutrendosi esclusivamente di foglie di gelso, aumentano il loro volume di 6000 volte raggiungendo una lunghezza di circa 6-7 centimetri. A quel punto, da delle aperture situate ai lati della bocca, i bachi iniziano a produrre una bava molto sottile che, a contatto con l’aria, si solidifica e si dispone in strati grazie a particolari movimenti della larva. In 3-4 giorni si forma il bozzolo, composto da un filo continuo di lunghezza variabile tra i 300 e i 900 metri che, una volta raccolto e lavorato, diventerà un filato di seta.

Terza fase: il dipanamento dei bozzoli
L’imperatrice Xi Ling Shi, alla quale la leggenda attribuisce la scoperta della seta nel 3000 a.C., si accorse casualmente che era possibile districare il bozzolo, perché questo cadde in una tazza di tè caldo. Infatti nella trattura, che è l’ultimo passaggio di questa terza fase, i bozzoli vengono immersi nell’acqua calda per dipanare il filamento. Prima, attraverso la maceratura, ovvero l’ammollo, viene ammorbidita la sericina, la sostanza gommosa che funge da collante per il bozzolo. Poi, con la spelaiatura il bozzolo viene strofinato con uno spazzolino per liberare il capofilo e infine, durante la trattura vera e propria, si dipana il filo continuo dal bozzolo. Per fare un filato di seta per tessitura è necessario unire il filo di almeno 6-7 bozzoli, che grazie alla sericina rimangono coesi assieme durante la trattura.

Quarta fase: la trasformazione in filato
La fase della torcitura è indispensabile e fondamentale per rendere le fibre naturali resistenti e utilizzabili. Con una macchina chiamata “torcitoio” viene impressa una torsione al filo di seta greggia, che ne aumenta la tenacità e impedisce la separazione dei vari fili, ovvero dei filamenti ricavati dal bozzolo. Dopo questa lavorazione, il filo di seta diventa un filato pronto per essere trasformato in tessuto. Il processo di produzione della seta è lungo e complesso, composto di fasi a loro volta suddivise in molti passaggi e operazioni. Anche se oggi le tecnologie hanno ridotto i tempi e la manualità, è proprio la stretta interrelazione tra le singole fasi unita alla grande esperienza necessaria a rendere questo filato così unico e speciale.

1 Comment
  • Robert Nordstrom
    Posted at 12:33h, 06 Maggio

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